venerdì 8 luglio 2016

Arcimirë

Mirë, una semplice parola, che racchiude tanti significati positivi: “ja shkoj mirë” ” sto bene” – ” kjo osht e mirë” ” questa é buona”, buono e bello, come il sole che ha baciato domenica 14 dicembre una piazzetta di Carfizzi,  gremita di gente, per la manifestazione superlativa,  Arcimirë, organizzata dal locale circolo Arci.
Una manifestazione che aveva come scopo la valorizzazione dei prodotti del luogo, ma soprattutto la valorizzazione del luogo, con le sue peculiarità,  la sua unicità,  la sua combinazione di elementi tradizionali e moderni, la sua specificità, che lo porta, ancora oggi, ad essere un paese da raccontare e nello stesso tempo un paese che racconta, che parla attraverso i suoi vicoli, le sue case, i suoi profumi, il verde che lo circonda.
Quello stesso verde, che dona colore all’olio extravergine, assaporato in deliziose bruschette o utilizzato per condire un’antica minestra, quell’olio che é il simbolo stesso di un territorio,  che può e continua ad offrire prodotti genuini, come l’anima delle persone che si sono riunite, per far si che questa manifestazione fosse un successo.
In questo incontro non c’é stata solo la valorizzazione dei prodotti del luogo, ma c’é stata, in particolare,  la valorizzazione delle persone, delle loro anime e delle loro passioni, che li hanno portati a credere nei propri progetti, a dare un futuro, a dare una speranza ad una terra troppo spesso sfruttata e sottovalutata.
Questa manifestazione é stata frutto dell’impegno di chi da geologo si é improvvisato cuoco, di chi ha continuato a mescolare la furisishka, affinché il suo sapore semplice divenisse eccelso, di chi ha allietato l’intera giornata con la propria musica, di chi, munito di microfono, é andata in giro a scoprire e riscoprire tradizioni perse nel tempo, di chi ha cercato di immortalare ogni singolo istante, attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, di chi non ha smesso mai di sorridere.
Questa manifestazione ha dimostrato a tutti l’essenza stessa di un paese,  che si nasconde tra le gonne delle “cohe” che le bambine della scuola indossavano e che ballando formavano meravigliosi cerchi, tra le note degli stessi bambini, che cantano, ancora oggi nella loro lingua, nella lingua che hanno imparato per prima, nella lingua arbereshë, in una lingua antica, che, grazie a quelle note, si proietta verso il futuro.
L’anima di Carfizzi é quella che é emersa intorno ad un fuoco, osservando le fiamme, mentre si sorgeggiava un altro dei prodotti da valorizzare, il premiato vino, prodotto da vigneti autoctoni e sani.
Questa é la parte piú bella di un paese, del nostro paese, di un paese i mirë, anzi, Arcimirë.

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