domenica 30 aprile 2017

IL PRIMO MAGGIO ALLA MONTAGNELLA, SULLA SCIA DI UN SECOLO DI STORIA

Rovistando tra vecchie carte, un paio di giorni fa, ho trovato questo articolo, si tratta di un mio discorso effettuato un paio di anni fa, sul Primo Maggio alla Montagnella, che ora voglio condividere con tutti voi.
E' la storia del nostro Primo Maggio, di ciò che significa e di ciò che ha rappresentato per il territorio.
Buon Primo Maggio, buona festa dei lavoratori, buona festa del lavoro....
"Era il 1 Maggio del 1919 e le tre comunità arebreshe del Crotonese si unirono, per dar vita a quello che poi sarebbe diventato un evento “simbolo” dell'intero territorio; il Primo Maggio alla Montagnella. Fu Pasquale Tassone, medico di Pallagorio che pensò bene di riunire le tre comunità, per un giorno, in un luogo che, fisicamente, le unisce davvero; il bivio della Montagnella. Da questo crocevia, infatti, si snodano le tre strade che portano a Carfizzi, San Nicola dell'Alto e a Pallagorio, ed è proprio questo bivio il punto di incontro dei tre paesi albanofoni. Tassone, con la sua caparbietà e con la sua forza di volontà, aveva già iniziato una battaglia che si sarebbe conclusa 30 anni dopo, quella contro i latifondisti, quella battaglia per i lavoratori, quella battaglia accanto ai contadini.
Le persone che lui riuscì ad unire ed unificare lì, alla Montagnella, erano i lavoratori delle miniere di San Nicola ed i braccianti di Carfizzi e Pallagorio. Erano persone che dovevano lavorare per 10-12 ore al giorno, che dovevano coltivare le terre dei “ricchi”, senza averne alcun profitto, continuando a vivere nella povertà. La Montagnella è il luogo da cui partì quella voglia di riscatto sociale che ci caratterizza, ancora oggi, che fece alzar la testa a chi, quotidianamente, era abituato solo a chinarla e fu il fulcro delle lotte sociali dell'intera zona. Dal 1919 il Primo Maggio alla Montagnella divenne un appuntamento fisso, al quale non si rinunciò neppure durante il ventennio fascista. In quegli anni, il Regime aveva messo al bando questa manifestazione, ma i coraggiosi contadini dei tre comuni, loro, non si fecero mettere al bando e continuarono ad andarci, continuarono a manifestare. Si incamminavano di nascosto, spesso durante la notte, per raggiungere la Montagnella e festeggiavano ugualmente quel giorno, che per loro rappresentava la speranza di un futuro migliore. Lo festeggiavano consapevoli che, se le forze dell'ordine li avessero scoperti, sarebbero stati imprigionati , torturati ed anche uccisi.
E' il Primo Maggio 1946, il primo Primo Maggio dopo la Seconda Guerra Mondiale, dai tre paesi paesi partono tre cortei immensi, che portano tutti al bivio; una folla di gente pronta a festeggiare liberamente, giovani ed anziani, con volti sorridenti e tanta voglia di libertà. Da quel giorno, ogni anno, nessuno ha rinunciato a festeggiare questa ricorrenza.
Arriva il 1949, le lotte per rivendicare un pezzo di terra, per avere uno spazio in cui coltivare qualcosa di proprio, senza che il “signore”, il latifondista, pretenda qualcosa da quella coltivazione. Sedici contadini di Carfizzi vennero arrestati, perchè avevano preso parte ad una lotta, per avere i terreni intorno al paese, per fortuna, in quell'occasione non ci furono morti. Ma, poco più in là, i contadini di Melissa non furono così fortunati, a Fragalà, infatti, morirono tre persone.
Da quel giorno, il Primo Maggio assunse una nuova forma, divenne il giorno della memoria, della celebrazione di chi ebbe la forza di combattere contro il potere assolutistico dei padroni.
Per ogni famiglia di Carfizzi il Primo Maggio rappresentava un evento importante, tutti i membri si dovevano vestire a festa, gli asini che di solito venivano adoperati per recarsi in campagna, quel giorno dovevano arrivare alla Montagnella, carichi di buon vino e di deliziose prelibatezze, preparate dalle mogli, la sera prima o la mattina all'alba. Giunti alla Montagnella, proprio dove c'è la prima salita dell'attuale parco, ognuno ascoltava i discorsi dei politici, che giungevano a Carfizzi da tutta la Regione. Si ascoltavano i discorsi dei sindacalisti, che iniziavano a combattere contro le troppe ore di lavoro nelle fabbriche, con parole che allora come oggi, risuonavano troppo lontane dalla realtà contadina di Carfizzi. Terminati i comizi, ogni famiglia era pronta ad aprire il suo paniere e a togliere fuori ogni sorta di prelibatezza, compresi i dolci tipici e deliziosi pan di spagna. Durante il pomeriggio, poi, si scendeva proprio nel bivio, per danzare e scherzare per ore, fino al tramonto.
Sono passati gli anni, sono cambiati i mezzi di trasporto, ma lo spirito ed i programmi del Primo Maggio non sono cambiati.

Ed oggi? Cosa rappresenta il Primo Maggio?
In questa giornata, ancora oggi, si celebrano i diritti di tanti lavoratori, diritti che purtroppo, ancora, spesso, vengono negati, ieri come oggi. In un periodo di incertezza, questa giornata continua ad esprimere la stessa voglia di riscatto, di libertà e di speranza, che è rimasta immutata, nonostante siano passati ben 94 anni. (Il testo è di 5 anni fa, quest'anno si festeggia il 99esimo anniversario del Primo Maggio alla Montagnella)
Su quella collina, che unisce i tre paesi arbereshe, su cui si ritrovano, l'uno a fianco all'altro, giovani ed anziani, risuona, ancora oggi, l'eco di un insegnamento; quello di continuare a combattere per i proprio diritti e per i propri ideali.
Insegnamento che viene dagli occhi lucidi di Emanuele Affatati (che ora ci ha lasciato) un ex politico di Carfizzi che raccontandomi la storia di questo giorno, mi incita a combattere, che mi indica la lotta come unica via di salvezza, che parla di Di Vittorio, di Gramisci, di De Gasperi, come se fossero suoi ex compagni di banco, che parla e sa parlare della sana politica, quella fatta dalle idelologie.
E' questo oggi il Primo Maggio, è il ricordo di chi si emoziona sentendo le note di “Bandiera Rossa” di chi, come mio nonno si svegliava all'alba, mettendosi la cravatta rossa per l'occasione e sfilava per le principali vie del paese. E' il ricordi di me bambina, sulle spalle di mio padre, cantando “Bella Ciao” e seguendo le note della banda musicale, sempre presente in ogni edizione del Primo Maggio.

Questo è, oggi come allora, la festa dei lavoratori a Carfizzi, in quella Montagnella che riesce a far riunire, a far commuovere e a far sperare."