sabato 26 novembre 2016

Fidel Castro Adios Comandante

Appena mi sono svegliata,  stamattina,  ho appreso che Fidel Castro ci aveva lasciati per sempre. Il 25 novembre 2016 il Leader Maximo é deceduto; così ha dichiarato suo fratello Raúl, così, dando questa notizia accompagnata dalla frase "Hasta la victoria siempre" "Fino alla vittoria sempre ". Questa frase ha accompagnato la mia adolescenza,  quando avevo il poster di Che Guevara appeso sopra il mio letto.
Ho considerato la notizia della morte di Fidel come la fine di un'epoca. Fidel, così come Ernesto Che Guevara rappresentano gli ultimi sognatori rivoluzionari, gli ultimi giovani idealisti che volevano cambiare il mondo.
Un ragazzo alto 1,90 metri con una divisa color verde militare, é questa l'immagine più bella di Fidel Castro,  che entra triondante all'Avana,  che entra li dopo aver vinto la Rivoluzione Cubana,  dopo esserci riuscito,  a costo di perdere la vita, accompagnato dal Che, l'amico di sempre.  Quello stesso amico al quale, qualche anno dopo verranno amputate le mani, quello stesso amico che diventerà immortale,  grazie al diario pubblicato per volere di Fidel, come ultimo regalo. 
Da stamattina ho una canzone in mente,  si tratta di "Hasta Siempre " scritta da Carlos Puebla nel 1965, da stamattina ho il motivo finale di questa canzone che continua a suonare :"y con Fidel te decimos, hasta siempre Comandante "
Questo brano l'ho sentito per la prima volta quando avevo 16 anni, perché inserito in una raccolta senza tempo dedicata a Che Guevara.  Penso che oggi Ernesto Che Guevara e Fidel Castro siano insieme,  marciando verso la Vittoria finale.

domenica 20 novembre 2016

Dacia Maraini

Il 13 Novembre 2016 Dacia Maraini ha compiuto 80 anni. Quando ho letto questa notizia,  mi son venuti in mente i miei esami di maturità.  Il percorso che presentai allora fu "Le donne nella cultura del Novecento" con la maggior parte degli argomenti fuori programma.  L'autrice che scelsi per l'Italiano fu appunto Dacia Maraini,  con l'analisi del romanzo "La lunga vita di Marianna Ucría".
I sentimenti ed i tormenti interiori di Marianna Ucría mi colpirono fin da subito, lo scorrere dei suoi pensieri,  la sua forza, il suo coraggio straordinario per l'epoca, segnarono i miei ultimi giorni di scuola.  In questo libro vengono trattate molte tematiche attuali come la violenza ed i matrimoni senza amore. Una straordinaria Maraini ha saputo descrivere alla perfezione le sofferenze soffocate di questa donna, che non poteva parlare.
Dacia Maraini non è stata solo l'autrice dei miei esami di maturità,  ma rappresenta un modello di vita, una donna coraggiosa,  una donna che ha sempre amato la libertà,  preferendola sopra ogni cosa.
Subito dopo gli esami mi regalarono un altro suo libro "Il gioco dell'universo", un libro che si snoda tra gli appunti di Dacia e del padre Fosco Maraini. Un libro che, attraverso i racconti di viaggio,  narra una storia d'amore e di amori, di scoperte e di curiosità,  di scelte e di crescita.  Un libro che fa comprendere che in ogni rapporto c'é qualcosa che ci accomuna e qualcosa che ci divide, che per amarsi bisogna essere a tratti diversi. Un romanzo che insegna la verità universale, per la quale essere "vicini e lontani come le persone che più nel profondo segnano la nostra vita".
Chi é Dacia Maraini?  É una scrittrice che, attraverso le sue pagine riesce a trasmettere l'indipendenza ed i valori di cui andare degne, grazie ai quali ci si sente donne.

sabato 12 novembre 2016

E le chiese silenziose...

Siete mai entrati in una chiesa deserta?
Avete mai aperto il portone della chiesa e vi siete trovati di fronte al silenzio più assoluto?
A me é capitato tante volte... Una chiesa silenziosa ti da un senso di pace interiore, difficilmente riscontrabile altrove...
In quel momento ci sei solo tu, sospesa in un'atmosfera di rapimento.  Tu che ti senti circondata da un silenzio assordante, da un'aria che improvvisamente diventa avvolgente.  In quel momento ci sei tu, lí, daventi all'Altissimo, tu con le tue debolezze, le tue mancanze, tu di fronte a chi sa già tutto di te.
Sono questi i momenti in cui puoi metterti a nudo, in cui puoi dialogare con Lui e chiedergli ciò che vuoi. Sono questi i momenti durante i quali fare un esame di coscienza, pregando con il cuore. 
Siamo abituati a vedere le chiese piene di gente, siamo abituati ad ascoltare le preghiere, dette a voce alta da chi sta seduto vicino a noi. Stando tra i panchi di una chiesa deserta, invece,  impariamo a riconoscere i gesti più autentici dei nostri compagni; impariamo ad osservare quel bambino che arriva ogni mattina,  accompagnato dal suo papà,  che prega con le mani unite. Impariamo a guardare l'amico che deve sempre e comunque sedersi al primo posto.  Impariamo a voler bene alla signora che si siede al nostro fianco,  che non sa leggere,  ma che cerca di seguire il tuo labbiale, per dire le Lodi con te.
Non so cosa spinga,esattamente una persona ad entrare in chiesa, ma vi posso dire solo che se vi capiterà di passare di fronte ad essa, in un momento qualsiasi della vostra giornata,  provate ad entrarci, vi ritroverete da soli, davanti al grande potere trasformatore, che é la Fede.

E la Fotografia....

Penso che la vita sia fatta di passioni, passioni da seguire, passioni da inseguire, da non abbandonare mai. Una delle mie passioni, di sempre, è stata la fotografia. Ho sempre pensato che ogni attimo della nostra vita vada immortalato, perchè penso che le mie foto siano l'unica cosa in grado di fermare il tempo.
Cosa rimane dei nostri ricordi?
Un pensiero sfuocato, col tempo deviato.
Cosa rimane dei nostri ricordi fotografati?
Beh, lì rimane tutto. Nelle istantanei ci siamo noi, i nostri sguardi, l'espressione del viso assunta in quel determinato momento, il sorriso sfoggiato per l'occasione. Le foto siamo noi, quello che siamo stati, quella parte di noi che rimarrà così per sempre.
Una foto riesce a catturare un attimo, basta un click per rendere quel momento immortale.
Viviamo in un'epoca in cui ci sentiamo in dovere di immortalare ogni singola esperienza della nostra vita e questo non può che rendermi felice.
Ho scattato la mia prima foto all'età di cinque anni, riuscendo a fotografare una mano; già, ho fotografato la mano di uno sconosciuto, perchè ci voleva troppa forza per premere quel pulsante,di conseguenza ho perso l'inquadratura. Col passare degli anni, però, i particolari sono diventati alcuni dei miei soggetti preferiti (in primis rimangono sempre i miei famosi selfies).
Ricordo ancora oggi l'emozione che si provava davanti allo studio fotografico, in attesa del rullino sviluppato. Ricordo ancora oggi l'emozione provata la prima volta che entrai in una camera oscura. Lo stupore che sentii nel momento in cui la mia foto si stava delineando, stava prendendo vita, per diventare uno dei simboli della mia adolescenza. Ricordo benissimo la prima macchina digitale, la magica che si creava, questa volta, a vedere l'immagine nel piccolo schermo della macchina fotografica, immagine che si poteva cancellare, qualora non piacesse più. (Sono convinta che se fossi nata direttamente nell'epoca digitale la foto con la mano non sarebbe mai esistita, perchè cancellata da subito).
Ho un bellissimo ricordo di me, con la mia prima macchina fotografica personale, il regalo per i miei 18 anni, un apparecchio tutto mio, che potevo usare quando volevo, che potevo portare sempre con me, custodito nella sua borsetta rossa. Fu grande, infine, l'emozione che provai tenendo tra le mani la mia prima Reflex digitale, la mia inseparabile Nikon, il mio regalo di laurea. Avevo desiderato quell'oggetto, lo volevo, volevo inquadrare e mettere a fuoco tutto ciò che mi circondava.
Penso che la fotografia mi abbia insegnato questo; inquadrare e mettere a fuoco la vita.

martedì 8 novembre 2016

E i luoghi dell'anima...

Un paio di giorni fa, ho condiviso su Facebook due foto, intitolandole "I luoghi dell'anima" ed inevitabilmente mi sono ricordata il mio esame di maturità; il tema di Italiano che svolsi fu proprio su questo argomento. I luoghi dell'anima mi hanno sempre affascinato, penso che ognuno di noi abbia diversi luoghi dentro, sono i luoghi nei quali è stato felice, sono i luoghi ai quali rimarrà legato per sempre. Poco fa ho visto una foto di Bruxelles, una città a me molto cara, mi è bastato chiudere gli occhi, per ricordarmi ogni particolare della strada fotografata, ogni negozio, persino il profumo di dolci che si sente in fondo alla strada.
Un giorno ho ricevuto un messaggio, riferito a Roma in cui un mio amico, riferito al Gianicolo, mi chiedeva "Siamo davvero rimasti lì per sempre?"
Penso che ogni luogo rimanga in noi e noi, le nostre anime, rimangano ancorate lì, davvero per sempre.. E' come un posto ci lasciasse qualcosa e si prendesse qualcosa di noi. I luoghi dell'anima sono questo, sono quei posti che rimangono in una stanza, in fondo al cuore, sono quei luoghi in cui basta chiudere gli occhi e ritrovarsi lì. Siamo legati ad ogni città e ad ogni posto che visitiamo, mediante un legame speciale, che non si dissolverà mai... Basta poco per ritrovare se stessi, basta salire sul Gianicolo ed osservare Roma dall'alto, da lì si ha la sensazione che niente ci possa sconvolgere o travolgere.
Ci sono posti che chiamano e ci richiamano, come la Chiesa della Madonna del Carmine di Pallagorio, dalla quale devo passare ogni volta che vado.
Ci sono profumi che rimangono impressi nelle narici, come i limoni della Costiera Amalfitana.
Ci sono odori che saranno per sempre unici, come le Gauffres del Belgio...
Questi sono i miei luoghi dell'anima, questi sono quei posti che in un modo o nell'altro porterò dentro, è in questi posti che una parte di me è rimasta per sempre...

lunedì 7 novembre 2016

E la Filosofia...

Qualche sera fa, parlavo con un mio caro amico, di filosofia. Già, sembra strano avere la filosofia come argomento di conversazione... Le macchine, il calcio, lo sport, la tecnologia ed i vestiti sono elementi più comuni, sui quali conversare, ma parlare di Aristotele, piuttosto che di Platino è certamente più raro. Proprio per tale ragione, come per tutte le cose difficili, la conversazione iniziava a piacermi. Abbiamo iniziato a dialogare sul tempo e da lì l'inevitabile collegamento con Eraclito, con il suo "Panta Rei" ovvero "Tutto scorre". Osservando il corso di un fiume, questo filosofo è giusto alla conclusione che nella vita passa tutto, che noi siamo come il corso di quell'acqua, possiamo mutare, adattandoci all'ambiente che ci circonda, in quel determinato momento della nostra vita, ma essenzialmente continuiamo ad essere sempre noi stessi.
Pensavo a questo, pensavo a me stessa, a quella che ero la prima volta che "conobbi" Eraclito; fu lui che mi fece "innamorare" della filosofia. Già, questa materia così arcana, così ostica, divenne in breve una delle passioni della mia vita.
Come spesso accade, però, un po' per incoscienza, un po' per superficialità non ho fatto di questa passione il lavoro della mia vita. A volte ciò che amiamo di più viene accantonato, perché la vita, con i suoi avvenimenti ci distrae, ma basta poco a far riaffiorare quei sentimenti, basta una diatriba sui pensieri di Schopenhauer o Heidegger, su Nietzsche o Marx. Questi filosofi hanno segnato gli anni più belli della mia vita, gli anni durante i quali gli ideali diventano qualcosa di reale.
La filosofia mi ha insegnato a pensare, mi ha insegnato ad ascoltare la voce dell'introspezione interiore, molto di più delle urla esteriori. Forse le passioni, quelle vere, non passano mai, forse rimangono in sospeso, per essere un giorno riprese e per poter dar loro nuovamente vita.
"Perché, in generale, vi è l'essente e non il nulla?" La domanda fondamentale di Heidegger forse oggi merita una risposta o per lo meno, un tentativo di risposta, da parte mia.

mercoledì 2 novembre 2016

A morte o ssaje ched é... É una livella

Scorrendo la mia pagina Facebook, oggi, nella sezione "Accadde oggi", mi sono imbattuta ne " 'A livella" la celebre poesia di Antonio De Curtis, in arte Totò.  Da quando mi sono iscritta a questo Social Network, ogni anno, il 2 novembre ho condiviso questa poesia, il suo video o parte del contenuto.  Penso sia uno dei componimenti poetici più belli della nostra storia. Ne sono venuta a conoscenza da piccola, un 2 novembre di tanti anni fa, quando mio padre me la recitó,non ricordandosi dell'ultima strofa. La ricercai subito su internet, ma per chi ama i libri una poesia stampata dal computer non è una vera poesia. Mi misi alla ricerca, con non poca difficoltà,  del libro cartaceo che la contenesse e lo ritrovai tra gli scaffali impolverati di un'antica libreria; era l'ultima copia rimasta. Quello fu il regalo di Natale per mio padre, quello é il libro che prendo in mano, ogni 2 novembre.  
Io, in questo giorno ho il "pensiero" di andare a far visita a chi non c'é più, per porgli un fiore ed un saluto.  Ogni anno, mentre cammino lungo il cimitero noto le tombe abbellite da fiori, accanto a quelle del tutto abbandonate, senza neanche un segno d'affetto. Mentre osservo ciò,  mi viene in mente la poesia di Totò,  che narra di una discussione tra un marchese e un netturbino, entrambi morti e sepolti l'uno accanto all'altro. Il blasonato marchese si lamenta di questa vicinanza "puzzolente", indicando al netturbino il posto migliore per la sua sepoltura : "Fa d'uopo, quindi che cerchiate un fosso, fra i vostri pari, tra la vostra gente". In un primo momento, in segno di rispetto verso chi é più potente, il signor Esposito Gennaro cerca di scusarsi con il marchese,  ma anche per i morti, la pazienza ha un limite e, dopo l'ennesima prepotenza,  si rivolge al marchese facendogli capire che non ha nessun titolo per denigrarlo oltre. "Ma chi te cride d'essere? Nu ddio? Ccá dinto, o vuoi capí cá simmo eguali? Morto ssi tu e muorto so pur'io, ognuno comme a n'ato é tale quale" 
La discussione raggiunge il culmine con una delle più grandiose espressioni mai esistite : "A MORTE 'O SSAJE CHED'É... É UNA LIVELLA " 
Solo Totò poteva paragonare la morte ad un oggetto così semplice, usato dai muratori; come la livella appiana le costruzioni,  cosi la morte appiana le nostre vite,  senza distinzione alcuna. 
Un milionario ed un povero saranno "livellati" allo stesso modo.  Forse dovremmo recitarla più spesso questa poesia e non solo il 2 novembre,  forse ce la dovremmo ricordare ogni volta che ci sentiamo in diritto di poter offendere qualcun altro,  ogni volta che ci sentiamo superiori, ogni volta che non capiamo i veri valori dell'esistenza.  Nessuno ha stabilito che un marchese sia migliore di un netturbino,  se non le nostre logiche malate, che si basano sul presupposto che una vita possa valere più di un'altra.  Ricordiamocelo che la dignità umana é universale,  ricordiamolo sempre, in questo modo le persone che ci hanno preceduto, le stesse che andiamo a visitare ogni 2 novembre,  potranno finalmente essere fiere di noi.