mercoledì 2 novembre 2016

A morte o ssaje ched é... É una livella

Scorrendo la mia pagina Facebook, oggi, nella sezione "Accadde oggi", mi sono imbattuta ne " 'A livella" la celebre poesia di Antonio De Curtis, in arte Totò.  Da quando mi sono iscritta a questo Social Network, ogni anno, il 2 novembre ho condiviso questa poesia, il suo video o parte del contenuto.  Penso sia uno dei componimenti poetici più belli della nostra storia. Ne sono venuta a conoscenza da piccola, un 2 novembre di tanti anni fa, quando mio padre me la recitó,non ricordandosi dell'ultima strofa. La ricercai subito su internet, ma per chi ama i libri una poesia stampata dal computer non è una vera poesia. Mi misi alla ricerca, con non poca difficoltà,  del libro cartaceo che la contenesse e lo ritrovai tra gli scaffali impolverati di un'antica libreria; era l'ultima copia rimasta. Quello fu il regalo di Natale per mio padre, quello é il libro che prendo in mano, ogni 2 novembre.  
Io, in questo giorno ho il "pensiero" di andare a far visita a chi non c'é più, per porgli un fiore ed un saluto.  Ogni anno, mentre cammino lungo il cimitero noto le tombe abbellite da fiori, accanto a quelle del tutto abbandonate, senza neanche un segno d'affetto. Mentre osservo ciò,  mi viene in mente la poesia di Totò,  che narra di una discussione tra un marchese e un netturbino, entrambi morti e sepolti l'uno accanto all'altro. Il blasonato marchese si lamenta di questa vicinanza "puzzolente", indicando al netturbino il posto migliore per la sua sepoltura : "Fa d'uopo, quindi che cerchiate un fosso, fra i vostri pari, tra la vostra gente". In un primo momento, in segno di rispetto verso chi é più potente, il signor Esposito Gennaro cerca di scusarsi con il marchese,  ma anche per i morti, la pazienza ha un limite e, dopo l'ennesima prepotenza,  si rivolge al marchese facendogli capire che non ha nessun titolo per denigrarlo oltre. "Ma chi te cride d'essere? Nu ddio? Ccá dinto, o vuoi capí cá simmo eguali? Morto ssi tu e muorto so pur'io, ognuno comme a n'ato é tale quale" 
La discussione raggiunge il culmine con una delle più grandiose espressioni mai esistite : "A MORTE 'O SSAJE CHED'É... É UNA LIVELLA " 
Solo Totò poteva paragonare la morte ad un oggetto così semplice, usato dai muratori; come la livella appiana le costruzioni,  cosi la morte appiana le nostre vite,  senza distinzione alcuna. 
Un milionario ed un povero saranno "livellati" allo stesso modo.  Forse dovremmo recitarla più spesso questa poesia e non solo il 2 novembre,  forse ce la dovremmo ricordare ogni volta che ci sentiamo in diritto di poter offendere qualcun altro,  ogni volta che ci sentiamo superiori, ogni volta che non capiamo i veri valori dell'esistenza.  Nessuno ha stabilito che un marchese sia migliore di un netturbino,  se non le nostre logiche malate, che si basano sul presupposto che una vita possa valere più di un'altra.  Ricordiamocelo che la dignità umana é universale,  ricordiamolo sempre, in questo modo le persone che ci hanno preceduto, le stesse che andiamo a visitare ogni 2 novembre,  potranno finalmente essere fiere di noi.

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