E' la storia del nostro Primo Maggio, di ciò che significa e di ciò che ha rappresentato per il territorio.
Buon Primo Maggio, buona festa dei lavoratori, buona festa del lavoro....
"Era il 1 Maggio del 1919 e le tre
comunità arebreshe del Crotonese si unirono, per dar vita a quello
che poi sarebbe diventato un evento “simbolo” dell'intero
territorio; il Primo Maggio alla Montagnella. Fu Pasquale Tassone,
medico di Pallagorio che pensò bene di riunire le tre comunità, per
un giorno, in un luogo che, fisicamente, le unisce davvero; il bivio
della Montagnella. Da questo crocevia, infatti, si snodano le tre
strade che portano a Carfizzi, San Nicola dell'Alto e a Pallagorio,
ed è proprio questo bivio il punto di incontro dei tre paesi
albanofoni. Tassone, con la sua caparbietà e con la sua forza di
volontà, aveva già iniziato una battaglia che si sarebbe conclusa
30 anni dopo, quella contro i latifondisti, quella battaglia per i
lavoratori, quella battaglia accanto ai contadini.
Le persone che lui riuscì ad unire ed
unificare lì, alla Montagnella, erano i lavoratori delle miniere di
San Nicola ed i braccianti di Carfizzi e Pallagorio. Erano persone
che dovevano lavorare per 10-12 ore al giorno, che dovevano coltivare
le terre dei “ricchi”, senza averne alcun profitto, continuando a
vivere nella povertà. La Montagnella è il luogo da cui partì
quella voglia di riscatto sociale che ci caratterizza, ancora oggi,
che fece alzar la testa a chi, quotidianamente, era abituato solo a
chinarla e fu il fulcro delle lotte sociali dell'intera zona. Dal
1919 il Primo Maggio alla Montagnella divenne un appuntamento fisso,
al quale non si rinunciò neppure durante il ventennio fascista. In
quegli anni, il Regime aveva messo al bando questa manifestazione, ma
i coraggiosi contadini dei tre comuni, loro, non si fecero mettere al
bando e continuarono ad andarci, continuarono a manifestare. Si
incamminavano di nascosto, spesso durante la notte, per raggiungere
la Montagnella e festeggiavano ugualmente quel giorno, che per loro
rappresentava la speranza di un futuro migliore. Lo festeggiavano
consapevoli che, se le forze dell'ordine li avessero scoperti,
sarebbero stati imprigionati , torturati ed anche uccisi.
E' il Primo Maggio 1946, il primo Primo
Maggio dopo la Seconda Guerra Mondiale, dai tre paesi paesi partono
tre cortei immensi, che portano tutti al bivio; una folla di gente
pronta a festeggiare liberamente, giovani ed anziani, con volti
sorridenti e tanta voglia di libertà. Da quel giorno, ogni anno,
nessuno ha rinunciato a festeggiare questa ricorrenza.
Arriva il 1949, le lotte per
rivendicare un pezzo di terra, per avere uno spazio in cui coltivare
qualcosa di proprio, senza che il “signore”, il latifondista,
pretenda qualcosa da quella coltivazione. Sedici contadini di
Carfizzi vennero arrestati, perchè avevano preso parte ad una lotta,
per avere i terreni intorno al paese, per fortuna, in quell'occasione
non ci furono morti. Ma, poco più in là, i contadini di Melissa non
furono così fortunati, a Fragalà, infatti, morirono tre persone.
Da quel giorno, il Primo Maggio assunse
una nuova forma, divenne il giorno della memoria, della celebrazione
di chi ebbe la forza di combattere contro il potere assolutistico dei
padroni.
Per ogni famiglia di Carfizzi il Primo
Maggio rappresentava un evento importante, tutti i membri si dovevano
vestire a festa, gli asini che di solito venivano adoperati per
recarsi in campagna, quel giorno dovevano arrivare alla Montagnella,
carichi di buon vino e di deliziose prelibatezze, preparate dalle
mogli, la sera prima o la mattina all'alba. Giunti alla Montagnella,
proprio dove c'è la prima salita dell'attuale parco, ognuno
ascoltava i discorsi dei politici, che giungevano a Carfizzi da tutta
la Regione. Si ascoltavano i discorsi dei sindacalisti, che
iniziavano a combattere contro le troppe ore di lavoro nelle
fabbriche, con parole che allora come oggi, risuonavano troppo
lontane dalla realtà contadina di Carfizzi. Terminati i comizi, ogni
famiglia era pronta ad aprire il suo paniere e a togliere fuori ogni
sorta di prelibatezza, compresi i dolci tipici e deliziosi pan di
spagna. Durante il pomeriggio, poi, si scendeva proprio nel bivio,
per danzare e scherzare per ore, fino al tramonto.
Sono passati gli anni, sono cambiati i
mezzi di trasporto, ma lo spirito ed i programmi del Primo Maggio non
sono cambiati.
Ed oggi? Cosa rappresenta il Primo
Maggio?
In questa giornata, ancora oggi, si
celebrano i diritti di tanti lavoratori, diritti che purtroppo,
ancora, spesso, vengono negati, ieri come oggi. In un periodo di
incertezza, questa giornata continua ad esprimere la stessa voglia di
riscatto, di libertà e di speranza, che è rimasta immutata,
nonostante siano passati ben 94 anni. (Il testo è di 5 anni fa,
quest'anno si festeggia il 99esimo anniversario del Primo Maggio alla
Montagnella)
Su quella collina, che unisce i tre
paesi arbereshe, su cui si ritrovano, l'uno a fianco all'altro,
giovani ed anziani, risuona, ancora oggi, l'eco di un insegnamento;
quello di continuare a combattere per i proprio diritti e per i
propri ideali.
Insegnamento che viene dagli occhi
lucidi di Emanuele Affatati (che ora ci ha lasciato) un ex politico
di Carfizzi che raccontandomi la storia di questo giorno, mi incita a
combattere, che mi indica la lotta come unica via di salvezza, che
parla di Di Vittorio, di Gramisci, di De Gasperi, come se fossero
suoi ex compagni di banco, che parla e sa parlare della sana
politica, quella fatta dalle idelologie.
E' questo oggi il Primo Maggio, è il
ricordo di chi si emoziona sentendo le note di “Bandiera Rossa”
di chi, come mio nonno si svegliava all'alba, mettendosi la cravatta
rossa per l'occasione e sfilava per le principali vie del paese. E'
il ricordi di me bambina, sulle spalle di mio padre, cantando “Bella
Ciao” e seguendo le note della banda musicale, sempre presente in
ogni edizione del Primo Maggio.
Questo è, oggi come allora, la
festa dei lavoratori a Carfizzi, in quella Montagnella che riesce a
far riunire, a far commuovere e a far sperare."